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Tra LES e LICEO DEL MADE IN ITALY

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Commenti

  1. Il LES è un liceo della contemporaneità che ha come fulcro lo studio delle scienze umane e sociali integrate : sociologia, psicologia, antropologia, economia e diritto, metodologia della ricerca. Trovo fuorviante l'idea di una disciplina regina tra le scienze sociali. Pertanto ritengo che il LES dovrebbe rimanere così com'è

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    1. Il ministro Urso aveva parlato di un'attivazione in alcuni distretti industriali a partire dal 2025, non prima. Sempre a patto che le famiglie e le scuole autonome tramiti i Collegi docenti lo scelgano! Ma a livello diffuso, nazionale, il Les deve restare. Ma poi si è forse mai vista un'imposizione " dall'alto" di un indirizzo?

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  2. Concordo pienamente con il vostro rammarico riguardo l’ipotesi di assorbimento del Les nel made in Italy, tuttavia vorrei sottolineare che il Les è un indirizzo in costante crescita proprio per la sua identità a dimostrazione che è sostanzialmente perfetto così come è oggi. Credo che la sua attuale collocazione favorisca anche l’importanza ineludibile dell’intreccio fra scienze sociali. Le scienze economiche e giuridiche possono SOLO trarre grande giovamento dalle scienze umane e spero che questo sia ben chiaro alla vostra associazione. Uniti per salvare il LES credo sia l’unica strada da percorrere, senza approfittare del momento per ottenere qualche ora in più di una disciplina a discapito di un’altra!

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  3. Il LES è Liceo delle scienze umane opzione economico-sociale. Non è un Liceo economico. Non capisco quale sarebbe il destino della disciplina scienze umane nella vostra proposta di un biennio comune.

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  4. Come spesso accade nelle decisioni della politica italiana, si parla dello strumento, delle sue specifiche, dimenticando (strumentalmente) per cosa è stato ideato. Che problema deve risolvere. Cosa deve stimolare. Il successo del comparto produttivo dei prodotti italiani (iniziamo a dirlo in italiano) passa per un liceo? Se si, come è possibile che un bravo chirurgo abbia fatto un liceo classico?
    I sistemi produttivi e occupazionali non sono questione di scuola. Non c’è bisogno di ricordare cos’è la scuola. Forse andrebbe ricordato cos’è un liceo. Che tipo di scuola è. Cosa offre. Semplificando: tutte quel sapere che non serve praticamente a niente ma permette di fare tutto. Poi c’è altra offerta formativa. Che offre saperi specialistici e che permette di saper fare solo alcune cose. Tecnici, professionali. Ci sarebbe il sistema di formazione professionale… ma lasciamo perdere.
    C’è l’università, dove realmente ci si specializza. E c’è il lavoro. Perché il mestiere, alla fine, si impara al lavoro. In mesi, anni, decenni. C’è il mercato del lavoro, c’è il mercato globale. Il liceo del made in Italy a cosa serve? Peraltro strutturato come un professionale. Perché liceo non è. La comprensione del mondo è obiettivo del LES, che pure soffre della mancanza di un po’ di latino. Dite che non serve. Ma è utile.
    Non pensate a come deve essere definito uno strumento che non serve. Non creerà impresa né occupazione. È solo un obiettivo politico inutile. Impresa, occupazione, valorizzazione del prodotto italiano, esportazione, non sono obiettivi della scuola. Ma della politica.
    Per la polis, la collettività, caro Ministro. Non per successo personale o per fini economici.
    C’è lavoro da fare Ministro. Già con la scuola che c’è. La qualità del prodotto italiano esiste già. Non serve il liceo della mozzarella. O del parmigiano. O del mocassino. O delle buche nelle strade.

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  5. Concordo nel r



    Per salvare il liceo, quello appunto definito della contemporaneità che ha come fulcro ha lo studio delle scienze umane e sociali integrate : sociologia, psicologia, antropologia, economia e diritto, metodologia della ricerca. Trovo fuorviante l'idea di una disciplina regina tra le scienze sociali. Cerchiamo di salvarlo dall'obbrobrio del Made in Italy non di affiancarlo, questa è la lotta che stiamo compiendo non trasformarlo in qualcos'altro che comunque lo svilirebbe.

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  6. Se la complessità, come ha evidenziato E. Morin, è la categoria che più sa interpretare il nostro tempo, la lettura dei fenomeni che lo attraversano non può che essere interdisciplinare. Un approccio che non sia capace di unire le scienze umane a quelle giuridiche ed economiche è parziale. Di conseguenza il Les così come è, pur perfettibile, risponde a pieno agli interrogativi della contemporaneità. Inoltre, le esperienze passate ci insegnano che, articolando o moltiplicando gli obiettivi, le azioni depotenziano la loro efficacia.

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  7. […] E’ arrivato così il momento di percorrere per l’economia un’identica strada: far sorgere un settimo Liceo Economico Sociale distaccando l’attuale Opzione economico-sociale dal Liceo delle Scienze Umane. Questo è quanto hanno proposto in una Conferenza coordinata da Armando Massarenti all’Università Cattolica di Milano lo scorso 14 marzo le società scientifiche degli economisti SIE, aziendalisti AIDEA, statistici SIS e sociologi AIS assieme all’Associazione Europea per l’Educazione Economica AEEE Italia, vedi: https://www.aeeeitalia.it/wp/2016/economia-e-scienze-sociali-nella-scuola-i-passi-necessari-per-un-nu&#8230

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  8. […] La conferenza nazionale su “Scuola e cultura economica” che si è tenuta al liceo Margherita di Savoia di Roma il 6 marzo con la partecipazione di Carmela Palumbo, direttore generale per gli ordinamenti scolastici del Ministero dell’istruzione (Miur) ha sostanzialmente confermato questo orientamento, ma ha anche messo in luce tanti problemi che dovranno essere risolti al più presto. Vediamone tre. […]

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